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mercoledì 3 aprile 2013

PAURA DI AVERE UNA MALATTIA (IPOCONDRIA)

Il termine ipocondria si riferisce alla preoccupazione  dovuta alla convinzione di avere una malattia grave. Tale convinzione del soggetto si basa sulla errata interpretazione dei segnali corporei o dei propri sintomi fisici, per cui ad esempio un piccolo dolore al petto o al braccio sinistro viene immediatamente considerato come un principio di infarto. La convinzione erronea persiste nonostante un’accurata valutazione medica escluda la presenza di una condizione di patologia tale da giustificare la preoccupazione ipocondriaca. Le preoccupazioni possono riguardare numerosi apparati, in momenti diversi o simultaneamente e spesso diventano un elemento centrale dell’immagine di sé, un modo di rispondere agli stress di vita.
I criteri diagnostici per l’Ipocondria secondo il DSM-IV-TR sono i seguenti:
  1. La preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere, una malattia grave, basate sulla erronea interpretazione di sintomi somatici da parte del soggetto.
  2. La preoccupazione persiste nonostante la valutazione e la rassicurazione medica appropriate.
  3. La convinzione di cui al Criterio A non risulta di intensità delirante (come nel Disturbo Delirante, Tipo Somatico) e non è limitata a una preoccupazione circoscritta all’aspetto fisico (come nel Disturbo di Dismorfismo Corporeo).
  4. La preoccupazione causa disagio clinicamente significativo oppure menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti.
  5. La durata dell’alterazione è di almeno 6 mesi.
  6. La preoccupazione non è meglio attribuibile a Disturbo d’Ansia Generalizzato , Disturbo Ossessivo-Compulsivo,Disturbo di Panico (Senza Agorafobia e Con Agorafobia),Episodio Depressivo Maggiore, Ansia di Separazione., o un altro Disturbo Somatoforme.
Specificare se:
     Con Scarso Insight: se, per la maggior parte del tempo durante l’episodio in atto, la persona non è in grado di riconoscere che la preoccupazione di avere una malattia grave è eccessiva o irragionevole.
I soggetti ipocondriaci sono molto più sensibili e attenti ai segnali corporei dei soggetti non ipocondriaci . Spesso si oppongono all’ipotesi di soffrire di un disturbo psicologico ed effettuano tipicamente un vero e proprio pellegrinaggio fra medici ed esami clinici che non rilevano alcun serio disturbo, cadendo a volte nella rete di ciarlatani che si propongono di risolvere il problema con metodi non certo scientifici, ma altamente suggestivi e potenzialmente capaci di catalizzare le speranze di persone sempre più angosciate dalla presenza di un “male oscuro” che nessuno sembra in grado di comprendere né di combattere.
Naturalmente affinchè si possa parlare di ipocondria, una valutazione medica completa deve avere escluso qualunque condizione medica generale che possa spiegare pienamente i suoi segni o sintomi fisici (per quanto possa talora essere presente una condizione medica generale concomitante).
Il disturbo può esordire a qualunque età, ma si riscontra più comunemente nella prima metà dell’età adulta ed è equamente distribuito tra maschi e femmine. E' sconosciuta la percentuale di diffusione del disturbo nella popolazione generale, ma nella pratica psicologica generale va dal 4 al 9%.
Tipicamente insorge durante periodi di intenso stress, durante o dopo una grave malattia oppure dopo la perdita di un familiare. Il decorso è di solito cronico, persiste per anni nel 50% dei casi, con sintomi che vanno e vengono, e presenta una comorbidità con disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e disturbi somatoformi. L’ipocondriaco evita gradualmente tutte le situazioni che potrebbero costituire una minaccia alla propria salute, sviluppando a volte anche un Disturbo Ossessivo-Compulsivo organizzato attorno all’evitamento di tutto ciò che considera patogeno e alla costruzione di rituali che gli consentano di scongiurare l’esordio di ulteriori malattie.
L'ipocondriaco non è un "malato immaginario", ma una persona che manifesta con molteplici sintomi corporei un reale disagio psicologico che deve essere riconosciuto e adeguatamente curato. L’ipocondriaco avverte realmente tutta la sintomatologia di una determinata patologia, perché è talmente sensibilizzato all’ascolto del corpo che la sua soglia del dolore si abbassa e quindi percepisce il dolore con maggiore intensità. Inoltre, la costante paura di ammalarsi associata al rimugino sulla malattia, costituisce di per sé una forma di autosuggestione che, in alcuni casi, può portare a somatizzare i sintomi della malattia in questione innescando un circuito di comunicazione fra psiche  e soma che predispone all’insorgenza di malattie.
Dunque quando il disturbo si protrae nel tempo si osservano delle reali somatizzazioni, effetto del continuo stress da ansia elevata a cui il soggetto sottopone il proprio organismo.
I soggetti con ipocondria possono allarmarsi se leggono o sentono parlare di una malattia, se vengono a sapere che qualcuno si è ammalato, o a causa di osservazioni, sensazioni, o eventi che riguardano il loro corpo. 
Talvolta i pazienti ipocondriaci adottano uno stile di vita simile a quello di un malato cronico o di un invalido ed evitano attività che richiedono degli sforzi nel timore che questo possa nuocere alla loro salute. Soffrono molto e si lamentano della propria salute parlandone lungamente con chiunque li ascolti. Queste modalità d’interazione con gli altri conducono spesso il paziente ipocondriaco ad un progressivo logorio delle relazioni interpersonali, sia al di fuori che all’interno del nucleo familiare.
A volte l’intera vita familiare è condizionata da questo problema che diviene determinante nelle scelte relative a molte attività dei familiari. L’ipocondriaco assume così un ruolo centrale all’interno della famiglia e ciò gli consente involontariamente di ottenere attenzione e considerazione che non ha potuto ottenere altrimenti; ciò costituisce il cosiddetto “vantaggio secondario” della malattia, che costituisce uno degli ostacoli principali alla guarigione, per quanto il paziente non si renda conto di questo né l’abbia deliberatamente provocato o ricercato.
In assenza di un’adeguata terapia psicologica, il quadro clinico può evolvere in senso peggiorativo sia per l’insorgenza di nuovi disturbi, sia per la comparsa di ulteriori pensieri ossessivi riguardanti la salute fisica.
 Dott.ssa Rita Manzo
Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale 
Se hai bisogno di una consulenza puoi contattarmi al numero 3333072104 

                                     

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