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mercoledì 18 luglio 2012

LUTTO FAMILIARE


La famiglia è il luogo naturale dove si elabora una perdita. Il verificarsi di un lutto può strutturare e rivoluzionare l’intero assetto familiare e le relazioni tra i suoi membri. Questo nuovo assetto può essere più o meno funzionale alla risoluzione del lutto e quando non lo è determina una serie di sofferenze psicologiche.
Nei casi di perdita prematura, improvvisa o inattesa il lutto è più difficile da elaborare perché il dolore legato alla perdita coglie i familiari di sorpresa, non ci si è potuti in qualche modo “preparare” alla morte del proprio caro, il legame si spezza in un attimo, senza preavviso, lasciando un vuoto incolmabile ed  eventuali questioni in sospeso.
A volte il dolore è così grande e ingestibile che sembra impossibile parlarne con gli altri membri della famiglia così, spesso, ogni familiare lo vive a modo suo in solitudine, e il processo di elaborazione diviene più difficoltoso perché non c’è possibilità di condividere e darsi sostegno reciproco. La famiglia vive così una fase di stallo e ognuno dei suoi membri si sente solo con la propria angoscia.
Risorsa fondamentale della famiglia è la capacità comunicativa rispetto alla profondità del dolore che da a tutti la possibilità di confrontarsi con il lutto degli altri membri. Il livello di coesione tra i membri è una delle principali variabili che orientano l’esito del processo di elaborazione del lutto, insieme alla qualità dell’organizzazione familiare, la sua flessibilità o rigidità.


L’autore sistemico Murray Bowen (1979) nelle ricerche sulla sua "Family Systems theory" include lo studio del comportamento della famiglia di fronte a un lutto e rimarca l'esistenza di un'onda di shock emozionale che si diffonde intergenerazionalmente occasionando disturbi psicopatologici nei suoi integranti, che spesso ne ignorano l’ eziologia.

Un altro autore sistemico é Norman Paul che ha molto insistito su come lutti irrisolti nel passato familiare possono avere un grande impatto nelle fasi transizionali del ciclo vitale, specialmente quando si devono affrontare cambiamenti e perdite.

Bowlby e West (1983) hanno identificato sei risposte disfunzionali che la famiglia può sviluppare nello sforzo di trovare un nuovo equilibrio in seguito al lutto: 
1)Adozione di un simile stile di affrontare la perdita, idealizzando la persona scomparsa o identificandosi con la stessa. Un membro dominante può condurre gli altri verso questo scopo.
2)Chiusura della frontiera familiare provocando invischiamento con iperprotettività che ostacola l’elaborazione  individuale del lutto.
3)Promozione del segreto familiare, proteggendo “l’onore familiare”.Frequente nei casi di suicidio.
4)Promuovere ruoli inadeguati,come la parentification di un bambino dopo la morte di un genitore.
5)Riattivazione transgenerazionale di lutti irrisolti,o incompleti di membri della famiglia di origine.
6)Dipendenza di rituali religiosi o tradizioni culturali in famiglie miste.

Raphael (1984), descrive sette risposte familiari basate su miti o tradizioni che influenzano il lutto:
1)Famiglie in cui la morte è tabù. Il silenzio è il modus operandi. Succede spesso in famiglie d’origine in cui ci sono lutti irrisolti.
2)Famiglie con abituali capri espiatori in cui si cerca sempre di colpevolizzare per mantenere un rigido controllo.
3)Famiglie in cui si evita l’intimità per paura di perdere il controllo emozionale.
4)Famiglie in cui tutto deve continuare come prima. C’è scarsa flessibilità dei ruoli e il posto vuoto deve essere riempito subito per non “indebolire” il sistema familiare.
5)Famiglie in cui la perdita può significare caos o rischio di disintegrazione.
6)Famiglie in cui tutto deve essere perfetto. Lottano contro i sentimenti primitivi e predomina la razionalizzazione.
7)Famiglie che funzionano con aperta e sincera condivisione di sentimenti. Tollerano sentimenti positivi e negativi, vivono l’intimità nelle relazioni interpersonali e condividono il distress. L’elaborazione del lutto procede bene attraverso l’attenzione e la consolazione reciproca.

R. Pereira (1999) descrive le tappe del lutto familiare e i compiti da svolgere:
1)    Accettazione della perdita, permettendo o favorendo l’espressione della tristezza in ogni membro della famiglia.
2)  Raggruppamento e chiusura della famiglia per permettere la sua riorganizzazione: ridistribuendo la comunicazione interna e i ruoli familiari.
3)         Riorganizzare la relazione col mondo esterno.
4)        Riaffermazione del sentimento di appartenenza al nuovo sistema familiare che emerge dal precedente e accettazione dell’ingresso in una nuova tappa del ciclo di vita familiare.
Affrontare un lutto è un’esperienza molto complessa ed importante per lo sviluppo individuale e familiare futuro. Avere difficoltà nel farlo è comprensibile e possibile ed in questi casi è di grande aiuto un sostegno psicologico.
L’obiettivo principale del lavoro terapeutico con il lutto è aiutare la famiglia a padroneggiare il proprio dolore, facendo sì che le persone si sentano abbastanza sicure da aprirsi, in modo che possano condividere i loro vissuti e darsi reciproco sostegno. Il terapeuta inoltre sostiene la famiglia nel difficile lavoro di accettare che il futuro che aveva immaginato deve essere riscritto alla luce del fatto che uno dei suoi protagonisti è venuto a mancare.
In altre parole il terapeuta crea una situazione che possa favorire l’emergere delle risorse della famiglia mettendola in grado di risolvere il dolore del lutto utilizzando i propri strumenti.
                                                                                         Dott.ssa Rita Manzo

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