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mercoledì 29 maggio 2013

GIOCO D'AZZARDO PATOLOGICO: SCOMMETTI CHE TI ROVINI?


Il gioco è bello quando dura poco...
(Anonimo)

Negli ultimi anni il gioco d’azzardo e’ aumentato moltissimo, e la patologia connessa (gap) e’ stata riconosciuta come malattia anche dal ministero della sanita’.  Il gioco d’azzardo patologico è in aumento principalmente perché oggi rispetto al passato vi è una maggiore facilità di accesso ai giochi d'azzardo, una maggiore diversificazione delle tipologie di gioco, una moltiplicazione degli spazi in cui è possibile giocare e una sollecitazione sensoriale mediatica sempre più vasta che propina alle persone come con pochi euro sia possibile dare finalmente una svolta alla propria vita. Certamente la crisi economica riveste un ruolo importante nell’aumento del gioco d’azzardo. E’ soprattutto in tempi di crisi che prende piede l’illusione di vincere “facile”, di poter risolvere i propri problemi finanziari e cambiare vita col gioco d’azzardo, correndo così il rischio di sviluppare una dipendenza.
Tra le categorie più a rischio ci sono gli adolescenti e gli anziani che presentano un crescente indice di vulnerabilità in relazione alle attività di gioco, con il conseguente rischio di comportamenti di dipendenza, che talvolta sfociano in vere e proprie forme patologiche. Sono a rischio anche coloro che hanno un lavoro saltuario o precario, le donne casalinghe o lavoratrici autonome, che generalmente hanno più tempo libero da impiegare nelle scommesse rispetto ad un lavoratore dipendente. Particolarmente a rischio sono anche le persone che presentano già una storia di abuso da sostanze (alcol e droghe) e coloro che lavorano in contesti in cui c’è un’esposizione a situazioni di gioco o che possono facilmente accedere ad esse.
Il 3% della popolazione italiana ha un problema di gioco d’azzardo patologico e il mondo femminile sta diventando sempre più rappresentativo all’interno di questa popolazione. Se nel 2000 rappresentava il 10% della popolazione dei giocatori, oggi i dati parlano del 40%. 
Il gioco più diffuso tra le donne è il Bingo, molto simile alla Tombola, un luogo dall’aspetto familiare e rassicurante che consente di evadere dalle preoccupazioni quotidiane, da una realtà percepita come insopportabile. E’ proprio questa sorta di anestetizzazione dai problemi ad indurre la dipendenza. Ad essere coinvolte nella patologia del gioco d’azzardo sono in prevalenza le donne “mature” o le casalinghe, spesso motivate a giocare per colmare il senso di noia e solitudine dal quale si sentono pervase.
C’è anche da dire che le donne sono state le prime ad avvertire gli effetti della crisi economica; molte di esse, infatti, hanno perso il lavoro, e con esso anche l’indipendenza economica. La conseguenza è un’inevitabile frustrazione e depressione. Sopraggiunge in tale contesto il desiderio nella donna di riacquisire la perduta autonomia monetaria, oppure di risollevare le sorti economiche della famiglia.
Il gioco d’azzardo patologico è una malattia che coinvolge e può portare sofferenza anche al contesto familiare e sociale del giocatore; spesso la vita delle persone che circondano il giocatore patologico viene sconvolta sia sul piano pratico e materiale che su quello affettivo e relazionale. A volte la sofferenza è talmente grande che anche queste persone finiscono per ammalarsi. 
Spesso le persone vicine al giocatore si sentono impotenti e non di rado si colpevolizzano, convinte di essere la causa della malattia del loro caro o che comunque sia colpa loro se non riescono a farlo smettere di giocare. E’ frequente che i familiari ricerchino delle motivazioni, delle cause alla malattia, ma questo non aiuta a risolvere il problema. Inoltre i familiari assumono non di rado un atteggiamento di co-dipendenza poiché da un lato giustificano il suo giocare d’azzardo e dall’altro controllano la persona e la sua indipendenza economica attraverso la gestione del denaro di questi. Spesso ai familiari e agli amici occorre tempo per rendersi conto che è impossibile controllare il gioco di una persona dipendente, e indurlo a smettere. Ecco perché la terapia deve agire anche sulla famiglia cercando di modificare quei comportamenti patologici quasi automatici, che tutti i membri della famiglia assumono, in funzione della ricerca di nuovi atteggiamenti.
Il gioco d'azzardo patologico, come tutte le dipendenze, è una malattia cronica, che abbisogna pertanto di un intervento terapeutico strutturato.
Un aiuto specialistico è fondamentale, ma chi soffre di ludopatia difficilmente lo riconosce. Il compito dei familiari e degli amici, che soffrono con il giocatore patologico quando lo scoprono, è quindi quello di aiutare questa persona  ad affrontare la dipendenza da gioco d’azzardo patologico. Per fare ciò è necessario un intervento psicologico e psicoterapeutico rivolti all'individuo e al contesto familiare che talvolta, inconsapevolmente, favorisce l'insorgere e/o il persistere della patologia. Il lavoro psicologico è volto ad approfondire la motivazione a guarire del paziente, le emozioni e i comportamenti connessi al gioco d’azzardo patologico, puntando soprattutto a scardinare i meccanismi della dipendenza, cercando di prevenire le ricadute.
I gruppi di auto–aiuto costituiscono un importante strumento aggiuntivo al trattamento in quanto offrono a persone che vivono in situazioni simili l'opportunità di condividere le proprie esperienze e di aiutarsi ad affrontare i problemi comuni.
Anche un consulente legale può essere un valido aiuto per il giocatore e la sua famiglia per risanare una situazione economica spesso compromessa e per fornire un supporto giuridico a quei giocatori che abbiano commesso illeciti.
Una dipendenza si sviluppa nell’arco di molti anni e ci vuole spesso un po’ di tempo per imparare a vivere senza gioco d’azzardo. In quest’ottica le ricadute fanno spesso parte del percorso terapeutico e non vanno considerate semplicemente come fallimenti. Dal punto di vista clinico la scivolata, ovvero la ricaduta sporadica, è un’occasione per far sperimentare e consapevolizzare al paziente la sua fragilità rispetto all’attività di gioco. Alcuni eventi stressanti come la difficoltà di affrontare e gestire problemi lavorativi, difficoltà nelle relazioni familiari, problemi economici e nel pagamento dei debiti, problemi di salute, possono spingere l’ex giocatore a tornare a giocare d’azzardo.
E’ fondamentale, in caso di ricaduta, che il giocatore non si lasci sopraffare da sentimenti di fallimento e di incapacità e ne parli subito con i familiari e con lo psicologo psicoterapeuta, per un pronto intervento volto a comprendere e gestire le emozioni legate all’accaduto e per prevenire future ricadute.
                                      Dott.ssa Rita Manzo


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